Passate le modifiche alla LR 66/2011, “Tutela dei corsi d’acqua”e “Interventi nelle aree a pericolosità idraulica molto elevata”.
(dall'intervento della consigliera Monica Sgherri)
"Abbiamo accolto positivamente e con grande convinzione,
all’indomani del disastro che colpì la Lunigiana, l’annuncio del Presidente
Rossi che mai più si sarebbe costruito nelle aree a rischio idraulico, perché
significava che la tragedia aveva insegnato, diventava prioritario tutelare da
future tragedie ....
E’ una riapertura generalizzata, senza avere cognizione
delle conseguenze, cioè quali e quante nuove opere si realizzeranno, la cui
messa in sicurezza è il minimo doveroso. Tanto meno condividiamo la
riammissione, al comma b, di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti,
ossia inceneritori,..."
CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA
GRUPPO CONSILIARE “FEDERAZIONE DELLA SINISTRA –
VERDI”
Voto contrario alle modifiche delle norme sul rischio
idraulico. Sgherri: ”una marcia indietro rispetto agli articoli approvati
all’indomani della tragedia che colpì la Lunigiana “
Firenze, 16 maggio. Intervento in aula di Monica
Sgherri
Abbiamo accolto positivamente e con grande convinzione,
all’indomani del disastro che colpì la Lunigiana, l’annuncio del Presidente
Rossi che mai più si sarebbe costruito nelle aree a rischio idraulico, perché
significava che la tragedia aveva insegnato, diventava prioritario tutelare da
future tragedie. Per questo accettammo l’inserimento, seppur improprio, degli
articoli di riferimento in Finanziaria regionale. La norma oggi viene
considerata da più voci troppo restrittiva. Noi non condividiamo questo giudizio
anzi consideriamo le modifiche di oggi sostanzialmente una marcia indietro. Non
vi è solo il problema che da più parti siano ritenute o temute come norme ad
hoc, ma solo questo dubbio avrebbe richiesto maggiore cautela e soprassedere ad
approvarle.
Detto questo ribadiamo che le norme originarie
rispondevano a cambiamenti climatici che oggi producono precipitazioni
imprevedibili per quantità, intensità e volumi di acqua caduti. Questo ci dicono
le alluvioni di Vecchiano nel 2010, e all’Elba e in Lunigiana nel 2011, dei veri
e propri disastri ambientali ed economici incalcolabili. Cambiamenti climatici
i cui effetti si sommano a quelli dell’abbandono delle colline e all’incuria dei
boschi rendendo così incapaci i territori a trattenere l’acqua, e aumentando di
conseguenza i livelli dei fiumi. Tutto ciò mentre per decenni si è continuato
ad erodere le aree golenali di fiumi e torrenti. All’epoca l’alluvione di
Firenze non insegnò e si continuò a costruire intere aree industriali e
residenziali nell’alveo del fiume, peggiorandone dunque la capacità di portata
di acqua (e l’invaso di Bilancino servì anche alla sicurezza contro pericoli di
alluvioni). Queste sono le cause dei disastri.
I due articoli nella finanziaria erano un passo avanti
importante: non costruire più in aree a rischio idraulico.
In un paese dove il mattone costruito è di fatto
irreversibile, arrivava una legge che non potendo togliere, perché troppo
costoso soprattutto in tempo di vacche magre, imponeva di non “aggravare” .Non
si tratta di non riammettere gli annessi agricoli, tanto meno pensiamo di non
accogliere la possibilità di piccoli interventi su strutture pubbliche come gli
ospedali e forse nel particolare Ponte a Niccheri.
Ma nelle modifiche proposte vi è una apertura sostanziale,
un ritorno a prima: l’articolo 2 di fatto riammette gli interventi proprio in
queste aree a pericolosità idraulica molto elevata, rendendo possibili mutamenti
di destinazioni, costruzione di nuovi edifici rurali (con prevalente funzione
agricola), interventi di piani attuativi di iniziativa pubblica,
pubblico-privata, privata per i quali è sufficiente un mero accordo preliminare.
E’ una riapertura generalizzata, senza avere cognizione
delle conseguenze, cioè quali e quante nuove opere si realizzeranno, la cui
messa in sicurezza è il minimo doveroso. Tanto meno condividiamo la
riammissione, al comma b, di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti,
ossia inceneritori, alla condizione di essere “previsti dagli strumenti e atti
di pianificazione e programmazione regionali, provinciali e comunali...”
oppure “ampliamento o adeguamento di quelli esistenti”, quando gli ampliamenti
sono a tutti gli effetti nuovi impianti, anche molto più grandi, che prorogano
anche la vita del vecchio impianto. In aree a pericolosità idraulica molto
elevata vi è quindi di fatto una deroga sostanziale per nuovi impianti ad alto
impatto ambientale, su cui non vi può esser certezza – come all’inizio detto -
della loro messa in sicurezza e per i quali l’esondazione dei fiumi vicini
farebbe disperdere polveri e ceneri inquinanti.
Se per i costi non si poteva togliere, andava bloccato
quello era programmato o pianificato, compresi i cosiddetti ampliamenti. Se si
voleva correggere i limiti di una legge forse frettolosa ma generosa allora la
soluzione accettabile era l’istituzione di una unità composta da Regione ed
Enti Locali che valutasse le deroga caso per caso - ad esclusione di impianti
ad alto impatto ambientale e a forte rischio di danno ai territori e alle
popolazioni in caso di esondazione- - e ne informasse regolarmente il Consiglio
Regionale. Questa la strada maestra che ci avrebbe messo in salvo dalla “piena”
dei dubbi, in quanto la deroga sarebbe rimasta “l’eccezione”, con la proposta di
legge odierna invece la deroga diventa regola per una arco di interventi troppo
ampio e con conseguenze di occupazione di suolo pluriennali.
Per questo oggi il nostro voto contrario alle modifiche
avanzate.
Gruppo Consiliare “Federazione della sinistra – Verdi” del
Consiglio Regionale della Toscana
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