Questi
dati sono stati presentati nel corso del convegno «Brutta storia: i
tumori aumentano», organizzato dal Comitato per l´ambiente Brescia sud e
tenutosi ieri sera nella sala della circoscrizione di via Livorno. Al
dibattito hanno preso parte Fulvio Porta, primario dell´Unità di
oncoematologia pediatrica dell´Ospedale dei bambini di Brescia e Marino
Ruzzenenti, studioso di storia industriale e ambientale. Davanti a un
pubblico molto nutrito, i due hanno tracciato un quadro estremamente
preoccupante della situazione ecologica bresciana, una vera a propria
«bomba» pronta a esplodere. Anzi, che già è esplosa, anche se rimane
sottaciuta, senza che i bresciani conoscano davvero i danni provocati
dall´inquinamento, in particolar modo del´area Caffaro.
UN DATO È CERTO: i tumori stanno aumentando.
Parola di Porta, che è anche presidente dell´Associazione italiana di
Ematologia e Oncologia pediatrica: «La fortuna del nostro Paese è che
l´assistenza medica è gratuita, non ci sono invidie tra gli ospedali e
c´è collaborazione tra i centri di ricerca. Siamo diventati bravi a
curare le malattie, ma il problema vero è che la gente e i bambini non
dovrebbero ammalarsi». Fortunatamente, ha sottolineato Porta, i tumori
infantili sono rari, e colpiscono «solo» 50-60 bambini all´anno: «Sono
malattie rare, ma mortali se non vengono curate nel modo corretto. Il
problema grosso è avere una rete che riesca a diagnosticare correttamente la malattia. Siamo aiutati dai protocolli di diagnosi e terapia che abbiamo sviluppato e che sono uguali per tutti i bambini».
La bella notizia è che il 70 per cento
dei bambini guarisce, perché reagiscono meglio alle terapie. Ma le
malattie sono cambiate: «Negli ultimi anni sono cambiati i tipi di
tumori: c´è stato un forte aumento dei tumori ossei e cerebrali».
Brescia città è uno dei siti italiani in cui questo ampliamento è
avvenuto in percentuali maggiori, e lo stesso vale per la Franciacorta.
Ma è tutta l´Italia a vedere
aumentare pericolosamente i tumori infantili, più che tutti gli altri
Paesi europei: «Ma la cosa più grave è che l´incremento riguarda
soprattutto i bambini sotto l´anno di vita, con una crescita dei tumori
del 3,2 per cento», ha notato Porta, prima di lanciare un altro allarme:
«Ciò che respiriamo resta dentro di noi, e potrebbe cambiare il nostro
codice genetico. C´è il rischio che l´inquinamento ambientale modifichi
il nostro Dna, e che si possa trasmettere ai propri figli».
RUZZENENTI ha trattato soprattutto il caso Caffaro, comparandolo con l´Ilva di Taranto e l´Icmesa di Seveso.
«A Brescia non c´è ancora la
consapevolezza dell´inquinamento del sito, che ha coinvolto tutti i
bresciani. L´inquinamento è iniziato ottanta anni fa, trent´anni fa è
terminata la produzione ma la contaminazione è continuata fino
all´inizio del Duemila, e forse prosegue anche oggi», ha spiegato
Ruzzenenti, prima di illustrare i dati relativi alla concentrazione di
Pcb e diossine nel terreno.
I dati non lasciano spazi a repliche. Al
di fuori dell´Ilva di Taranto ci sono 458 microgrammi Teq per metro
quadrato di Pcb, nell´area della Caffaro sono 6.300; per quanto riguarda
la diossina, a Taranto ci sono dieci microgrammi Teq per metro
quadrato, a Brescia 3.300. Nel sangue umano, la concentrazione di Pcb e
diossine è di 46,7 pgTeq/g nei coltivatori vicini all´area dell´Ilva,
mentre nei bresciani che non vivono nel sito della Caffaro è di 54
pgTeq/g. Valori molto superiori anche alle aree più inquinate di Stati
Uniti e Francia.
LA PRESENZA DI diossine è preoccupante
anche per quanto riguarda il latte materno. Ruzzenenti ha parlato del
caso di una mamma nel cui latte erano contenuti 147 picogrammi, livello
estremamente allarmante: «A questa signora nessuno ha mai detto che il
suo latte era contaminato a quei livelli: quel bambino ha assorbito una
dose di diossine 441 volte oltre il limite», ha spiegato. Ruzzenenti ha
poi attaccato l´inceneritore – «Non serve a nulla, chiudiamolo» -, e la
mancata erogazione di fondi per la bonifica della Caffaro: «Per siti di
importanza molto minore sono stati stanziati milioni di euro, per
Brescia nemmeno un euro. Dobbiamo spingere il governo e l´Europa a
risolvere il problema»
articolo di Manuel Venturi da Bresciaoggi
per approfondire visita il portale di Marino Ruzzenenti a questo indirizzo
http://www.ambientebrescia.it/Caffaro.html