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 https://www.lagazzettadilucca.it/cultura/ercolini-ospite-del-pianeta-terra-festival

Ercolini ospite del "Pianeta Terra Festival"

 

 

Sabato 8 ottobre alle ore 19 presso la sala sala convegni di Confindustria toscana nord sita a Lucca in piazza Bernardini, 41 Rossano Ercolini, goldman environmental prize 2013, sarà ospite del Pianeta Terra festival, che vede studiosi nazionali e internazionali confrontarsi per costruire una visione nuova per il futuro del nostro Pianeta.

All’evento, dal titolo “Dall’ego-logia all’eco-logia: quando i cittadini possono fare la differenza”, sarà presente con Ercolini anche Samir de Chadarevian, advisor, storyteller ed editorialista.

Entrambi dialogheranno con Irene Ivoi sull’importanza di ripensare ad un modello economico, antropologico e culturale del tutto ego-logico e inadeguato a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi.

Dall’ego-logia all’eco-logia, un gioco di parole che fa appello ad una sfida:  il passaggio dal “modello lineare” (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) centrato sullo sfruttamento sconsiderato della natura al “modello circolare” basato sul rispetto dei tempi e dei modi della rigenerazione ambientale.

L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti.

 

 

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Scritto da Luca   
domenica 25 maggio 2008

 Giù le mani dalle cave di Chiaiano 10 Maggio 2008
pacifica protesta dei cittadini in assenza dei mass-media.

...e questa sarebbe parte di quella protesta violenta e facinorosa in odore di camorra...

  Qui l'unico odore è quello della munnezza!

...e dell'umiliazione, specialmente quando il nome di tanta brava gente è infangato dalle manipolazioni dell'informazione alla corte del politico e del potente di turno.

 GIORNALISTI VERGOGNATEVI !!!

 Giù le mani dalle cave di Chiaiano 10 Maggio 2008

2° Parte

 

 Giù le mani dalle cave di Chiaiano 10 Maggio 2008

3° Parte

 

 Giù le mani dalle cave di Chiaiano 10 Maggio 2008

4° Parte

 
 
Commenti (1) >> feed
Qualcosa bruciano ma il più lo riciclano e ce lo rivendono...
scritto da msirca, maggio 28, 2008

[Certo qualcosa bruciano ma il più lo riciclano e ce lo rivendono...sappiamo che la Germania è un esempio da seguire per quanto ha messo in atto negli ultimi anni in materia di riciclo di materiali post consumo e impiantistica a freddo (che da cinque anni a questa parte si stà diffondendo ben più degli inceneritori!), è pur vero che "qualcosa" bruciano ma un inceneritore, senza regali di stato (CIP6), ha tempi lunghi per ripagarsi, diventa una catena al collo per anni..NOI POSSIAMO E DOBBIAMO EVITARE DI COSTRUIRLI, POICHE', PER FORTUNA, L'EVOLUZIONE DELLE TECNOLOGIE CI CONSENTE DI FARE DIRETTAMENTE IL SALTO SULLE "MIGLIORI TECNOLOGIE" CHE RECUPERANO MATERIALI A OLTRANZA E NON AGGIUNGONO DANNO ALLA SALUTE E ALL'AMBIENTE. Chissà perchè però, l'obiezione che ci viene fatta è "...ma in Germania hanno gli inceneritori da anni, perchè noi no?" Non fanno la considerazione molto più adeguata e attualizzata che constati la tendenza al superamento degli impianti di incenerimento... Sempre in ritardo di conoscenza e di informazione. Andate a scuola, ignoranti!!!]

La Stampa 26 maggio 2008

Così in Germania la monnezza napoletana viene trasformata in oro
200 mila tonnellate di rifiuti andranno da Napoli in Germania
Il segreto è una tecnologia all'avanguardia

di MARINA VERNA
BERLINO
No, i tedeschi non fanno le barricate contro l'immondizia italiana. La
bloccassero, dovrebbero bloccare anche quella francese, danese o
svedese. Invece scaricano metodicamente i container che arrivano da
tutta Europa, li portano nelle loro fabbriche di riciclaggio, li
svuotano e li rispediscono per nuovi carichi. Ogni giorno così, per un
totale di 18 milioni di tonnellate l'anno da Paesi Ue ed extra Ue. Poi
ci sono i sei milioni di tonnellate di rifiuti speciali, cioè
contaminati o velenosi. L'«outsourcing» dello smaltimento è uno dei
nuovi grandi filoni industriali della Germania, che non teme
l'inquinamento e sa come cavare oro dagli scarti altrui.

Le 200 mila tonnellate di rifiuti che dovrebbero andare nei prossimi
sei mesi da Napoli alla Germania sono meno di un sesto di quelle che
vengono spedite dall'Italia in un anno: 1,3 milioni. Siamo comunque al
quarto posto in Europa: davanti a noi ci sono l'Olanda, la Francia,
l'Austria. Subito dietro la Svezia e la Danimarca. Tutti ben lieti di
affidare a professionisti del settore quello che nessuno sa fare
altrettanto bene. Per i tedeschi, un affare da 50 miliardi di euro
l'anno: 170-200 euro per ogni tonnellata trasportata e smaltita.
Settore in netta espansione: 250 mila addetti e continue assunzioni.

Ai rifiuti in entrata corrispondono materie prime-seconde - come si
chiamano ufficialmente - in uscita. Il rifiuto indistinto viene
infatti diviso in tre grandi gruppi, ognuno dei quali diventa
redditizio. Nel primo c'è il materiale riciclabile. Solo l'Italia si
riprenderà ogni anno 160 mila tonnellate di rottami di alluminio, 90
mila di vetro, 70 mila di carta, 82 mila di residui di legno, 45 mila
di rame, 26 mila di tessuti usati. Il prezzo di questi materiali varia
secondo la qualità e viene deciso in una apposita borsa di scambio.

Nel secondo gruppo finisce tutta quella parte «secca» che può essere
bruciata senza danni ambientali. Ingoiata nei 67 inceneritori con
recupero di energia - termovalorizzatori come un palazzo di sette
piani - distribuiti su tutto il territorio tedesco, diventa energia
elettrica o termica che, rivenduta alle società energetiche, finisce
in rete e alimenta case e industrie.

Il terzo gruppo è quello dei residui inutilizzabili o nocivi. Per loro
la destinazione finale sono vecchie miniere sotterranee abbandonate,
in zone sufficientemente remote da non suscitare né apprensioni né
ribellioni tra la popolazione. E comunque, stabilizzati e sistemati in
modo che non inquinino le falde acquifere.

Per quanto soddisfatti di fare affari con l'Italia, i tedeschi -
sempre pronti a dare lezioni di vita - si preoccupano di un modo di
fare assai poco assennato. E dunque è lo stesso amministratore di uno
degli inceneritori che smaltiscono i nostri rifiuti, Rüdiger Siechau,
che ammonisce: «Questa non deve diventare una condizione permanente. A
lungo termine gli impianti di incenerimento rifiuti sul modello di
quello di Amburgo sarebbero per Napoli la soluzione migliore».


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Ultimo aggiornamento ( domenica 25 maggio 2008 )
 
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