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 https://www.lagazzettadilucca.it/cultura/ercolini-ospite-del-pianeta-terra-festival

Ercolini ospite del "Pianeta Terra Festival"

 

 

Sabato 8 ottobre alle ore 19 presso la sala sala convegni di Confindustria toscana nord sita a Lucca in piazza Bernardini, 41 Rossano Ercolini, goldman environmental prize 2013, sarà ospite del Pianeta Terra festival, che vede studiosi nazionali e internazionali confrontarsi per costruire una visione nuova per il futuro del nostro Pianeta.

All’evento, dal titolo “Dall’ego-logia all’eco-logia: quando i cittadini possono fare la differenza”, sarà presente con Ercolini anche Samir de Chadarevian, advisor, storyteller ed editorialista.

Entrambi dialogheranno con Irene Ivoi sull’importanza di ripensare ad un modello economico, antropologico e culturale del tutto ego-logico e inadeguato a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi.

Dall’ego-logia all’eco-logia, un gioco di parole che fa appello ad una sfida:  il passaggio dal “modello lineare” (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) centrato sullo sfruttamento sconsiderato della natura al “modello circolare” basato sul rispetto dei tempi e dei modi della rigenerazione ambientale.

L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti.

 

 

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La logica perversa del business voluto da Berlusconi&C PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
venerdì 03 aprile 2009

 (L'immenso mortale forno di Acerra è acceso invece l'utile, umile ma risolutivo impianto di S. Tammaro non lavora....)

http://www.retecivicanapoli.org/elgg/retecivica/weblog/1786.html

Strabica efficienza senza convenienza

....Se vi trovate a parlare con una persona entusiasta dell’efficienza con cui è stato costruito e messo in funzione l’inceneritore di Acerra, provate a farle questa semplicissima domanda: perché ad Acerra tutto avrebbe funzionato mentre a S. Tammaro, ove da più di un anno è stato completato un impianto di compostaggio, non si inaugura un bel niente?

Il cancrovalorizzatore di Acerra SI e l'impianto di compostaggio di San Tammaro NO…

STRABICA EFFICIENZA SENZA CONVENIENZA
                   
 Se vi trovate a parlare con una persona entusiasta dell’efficienza con cui è stato costruito e messo in funzione l’inceneritore di Acerra, provate a farle questa semplicissima domanda: perché ad Acerra tutto avrebbe funzionato mentre a S. Tammaro, ove da più di un anno è stato completato un impianto di compostaggio, non si inaugura un bel niente? Basta riflettere su questa domanda, e rispondersi onestamente, per capire e spiegarsi l’essenza del problema dei rifiuti in Campania. Da quando a Caserta è partita la raccolta differenziata, tutti separiamo l’umido. Tra le varie tipologie di rifiuti, forse l’umido è, col vetro, quello che più facilmente è stato compreso e viene separato abbastanza diligentemente, senza equivoci e troppi errori. Si raccoglie, cioè, dell’ottimo umido. Andrà a finire buttato nell’inceneritore? Se si, perché allora separarlo? Se no, dove e a che prezzo lo trasferiamo? E soprattutto perché, come detto, l’impianto di compostaggio di S. Tammaro, della capacità di 30.000 tonnellate l’anno, non viene inaugurato e fatto funzionare? E’ evidente che l’efficienza non c’entra, a meno che non soffra di strabismo. In realtà ci sono scelte ben precise, che riguardano la tecnologia da adottare, i conseguenti appalti da gestire, insomma il business dei rifiuti. Business che sarà anche diverso da quello operato dalla camorra, ma comunque estraneo all’ottimizzazione del servizio da compiere per il bene comune, in termini di costi, salvaguardia ambientale, partecipazione e coinvolgimento degli utenti. A parte il fatto che i problemi reali sono ben lungi dall’essere risolti. Infatti, la maggior parte dei danni sono causati dai rifiuti industriali spalmati nelle nostre campagne. Quelli sì che sono pericolosi perchè provocano gravi malattie e malformazioni fetali, oltre che distruggere un’intera economia agro industriale. Su questo fronte non si è fatto assolutamente nulla e, dalle informazioni attinte presso Legambiente, stiamo peggio di prima. A tal genere di rifiuti, ora, si aggiungeranno le ceneri della combustione che dovranno trovare adeguata sistemazione. All’inaugurazione ad Acerra, questo problema è stato completamente ignorato. Non faceva bon ton nominare le ceneri. Per non parlare dei rilasci in atmosfera che, secondo Berlusconi, equivarrebbero allo scarico “di tre automobili”. Di fronte a questa nuova bufala, è necessario approfondire un attimo l’argomento. Ciò che brucia nell’inceneritore (plastica, legno, carta ecc..) sono rifiuti organici composti essenzialmente da Carbonio e Idrogeno. In peso, possiamo ritenere che è quasi tutto Carbonio, dal momento che l’atomo di Idrogeno è dodici volte più piccolo. Ogni atomo di Carbonio, nella combustione, si lega a due di Ossigeno  e quindi si forma una molecola che pesa oltre tre volte in più  (l’Ossigeno è un po’ più grande del Carbonio). Allora, con un’alimentazione di migliaia di tonnellate al giorno (2000 a pieno regime) di rifiuti, i camini scaricheranno migliaia di tonnellate al giorno di anidride carbonica nell’atmosfera (non è possibile fare altrimenti). Altro che tre automobili, ciascuna delle quali scarica, a seconda della cilindrata, da 100 a 200 grammi di CO2 per chilometro! Va da sé che tutta l’anidride carbonica emessa la pagheremo a caro prezzo relativamente ai trattati internazionali riguardanti i gas climalteranti. E tali costi graveranno sulla bolletta insieme a quelli del famoso CIP6 (che incentiva l’energia elettrica prodotta dai rifiuti come se fosse proveniente da fonte rinnovabile) per cui poi, con tutte queste maggiorazioni, la bolletta sale e ci verranno a raccontare che l’energia elettrica in Italia costa troppo perché non abbiamo centrali nucleari. E il cerchio della disinformazione si chiude. Ci sono, infine, gli innumerevoli composti che si formano con la combustione. Ci dicono che nel fumo della sigaretta se ne formino all’incirca diecimila. Le lunghe ciminiere di Acerra saranno almeno paragonabili ad una sigaretta, se non altro perché vi si brucia molto di più del tabacco, producendo tantissimi gas di scarico.E qui entrano in gioco “i limiti di legge”. La legge prevede che lo scarico di un inceneritore debba contenere meno di 100 picogrammi al metro cubo di diossina. Perciò, per motivi economici, un qualunque laboratorio di analisi tarerà i suoi strumenti per cercare diossine a partire da 40 – 50 picogrammi/mc in su. E quindi, se nei fumi se ne trovano realmente, ad esempio, 39, lo strumento segnalerà che la diossina non è misurabile. Di qui la favola che l’inceneritore moderno non emette diossina; c’è cascato (a voler essere buoni) anche Veronesi. Ma dire che la diossina non è misurabile, non significa affermare che nella realtà essa è zero! Questa è una ulteriore bufala, perché i 39 picogrammi per ogni metro cubo di fumo oltre al fatto di esistere, vanno moltiplicati per il numero di metri cubi emessi. E se l’inceneritore è come quello di Acerra, cioè il più grande d’Europa, la quantità di diossina che ricade sul suolo è preoccupantemente elevata. Eppure la sua concentrazione in ogni metro cubo di fumo è all’interno dei limiti di legge: il guaio è che di metri cubi di fumi ce ne sono troppi. Il WWF precisa che si tratta di 11,5 milioni di metri cubi al giorno. A ciò si aggiunga il fatto che essa, come è noto, si concentra nei sistemi biologici e in particolare nella sostanza grassa, compreso il latte materno. Il settimanale “L’Espresso”, nel suo numero del 2 aprile, pubblica a pag 42 un articolo lungo ben sei pagine intitolato “Gas tossici in Val Padana” in cui, tra l’altro, dice “Progetto Kyoto Lombardia… arriva a conclusioni così imbarazzanti sul dissesto ambientale in atto da aver indotto la Regione a consigliare l’autore – la Fondazione Lombardia per l’Ambiente – a tenere un basso profilo nel diffondere i contenuti”. Contenuti che sostanzialmente evidenziano che i malati di smog lombardo perderebbero 36 mesi di aspettativa di vita. Tra le contromisure elencate nel decalogo ivi riportato, è suggerita la rinunzia alla combustione dei rifiuti. Gli estimatori delle vecchie tecnologie dell’età del fuoco, tutte fumo e polveri, piangono lacrime di coccodrillo perché, in Lombardia, già perdono tre anni di vita; ma non sono disposti a rinunciare ai business. Passi per costoro che almeno ci guadagnano dei soldi; viceversa, non si comprendono i giulivi che, da queste parti, ci fanno il tifo perdendoci solamente. 

BREVE STORIA DEI “LIMITI DI LEGGE” 
              La storia dei limiti di legge fissati per gli inceneritori è iniziata alla fine dell’800.
E’ ovvio che ogni tipo d’inceneritore realizzato, da allora ad oggi, fosse rispettoso delle norme in vigore al momento della sua progettazione.Ma tutte le normative ambientali, di solito, sono arretrate di almeno una decina d’anni rispetto alle conoscenze scientifiche sull’argomento, perché sono proprio queste che poi producono i cambiamenti. E queste conoscenze sono tutt’altro che definitive.E così, dopo decenni d’uso, solo intorno agli anni 60 ci si è accorti che gli inceneritori emettono gas acidi pericolosi per la salute umana e dei vegetali. Normato e ridotto questo problema, si è scoperto che gli inceneritori emettono anche metalli tossici e cancerogeni che si accumulano nell’ambiente; poi si è scoperto che gli inceneritori erano anche la maggiore fonte di emissioni di diossine (1989).E mentre si cercava, con varia fortuna e costi crescenti, di ridurre le emissioni di metalli e diossine, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), confermava, definitivamente, l’effetto cancerogeno di questi composti per l’uomo (1997).Conseguentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea, riducevano (1998) la quantità di diossine fino ad allora tollerata nella dieta umana.Invece, il limite alle emissioni di diossine negli inceneritori è rimasto 100 picogrammi/mc, stranamente identico a quello fissato prima del riconoscimento dell’effetto cancerogeno.
              
Legambiente Caserta

Commenti (1) >> feed
Il Ganapini furioso (chi è senza macchia....?)
scritto da msirca, aprile 03, 2009

http://www.retecivicanapoli.org/elgg/retecivica/weblog/1778.html
aprile 01, 2009
La Rete Civica di Napoli Repubblica – Napoli 28 marzo 2009

Dopo le rivelazioni di “Repubblica”: l´assessore Ganapini accusa Regione e Arpac

Rifiuti tossici, bocciato il piano “Solo consulenze d´oro: ora basta”

“Qui ho trovato il deserto con erbe cattive e ho fermato ogni azione dell´Ue” Senza impianti le quattro tonnellate di scarti anche nocivi. Le omesse bonifiche
di Antonio Corbo
La Campania produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, in parte nocivi. Ma non ha impianti, manderà fuori anche le ceneri di Acerra. E il piano riposa nei cassetti della Regione: assessore Ganapini, possibile? «Certo, non vale. L´Arpac è solo un sistema politico: soldi ai consulenti».
Il caso dei rifiuti speciali è scoppiato l´altro giorno. Berlusconi e Bertolaso presentavano il termovalorizzatore di Acerra, ma nessuno sapeva dove sarebbero finite le ceneri. Perché in Campania operano strutture che trattano e riciclano rifiuti industriali e nocivi, ma nessuna che li smaltisca. Finiscono in Puglia e in Piemonte, ad un costo altissimo, che penalizza le industrie campane, dai 200 ai 2000 euro a tonnellata. Un lusso per le piccole fabbriche, alcune li infilano nei cassonetti. Anche l´Ue vigila, può aprire un secondo procedimento di infrazione. Ma il piano c´è, l´Arpac (Agenzia regionale di protezione ambientale) l´ha presentato il 28 aprile 2008. E Ganapini, assessore regionale all´Ambiente, l´ha sotterrato quasi fosse un bidone tossico, perché?
«Un piano affidato a consulenti che comincia così: “non è possibile conoscere i dati, ciononostante…”: che piano è mai? Io li ho fatti in Emilia, Toscana, Veneto e Lombardia, regioni piene di industrie. Ho formato quindi uno staff, visto che io non lavoro con consulenti che costano centinaia di migliaia di euro, come fa l´Arpac che è un pezzo di sistema politico. Riparto dai dati. Ho preso Raimondo Santacroce dirigente del ministero, Donato Magaro, ex Alto Calore, molto esperto, solo per caso ho saputo dopo che è fratello del comandante dei Noe di Caserta, ho trovato poi Adele Pallinaro che ha redatto un resoconto, ed è brava. Ho stabilizzato nove precari tra cui due ingegneri. La verità? Qui ho trovato il deserto, non si sapeva leggere un codice Cer, ho dovuto rassodare il terreno, eliminare le pietre dure e sradicare le erbacce cattive, c´erano anche quelle». Un quadro nero della Regione fatto da un suo assessore. Ganapini rivela ancora: «Ho fermato ogni azione dell´Ue spiegando a Pia Buccella, capo degli ispettori, che sto lavorando con Confindustria e il Commissariato. Ho tempo fino al 2013, al pari dei fondi strutturali». Ma la Campania non aspetterà quattro anni, si spera. «Martedì la delibera in giunta, acceleriamo con l´aiuto della struttura di Bertolaso e d´intesa con Confindustria. Il progetto Sirenetta è recuperato. Valorizziamo le Asi, il progetto di “Piattaforma” per la prima struttura campana di smaltimento, guidato da Gaetano Cola sarà ripreso, trasferito però da Pignataro ad una Asi». Ce l´ha ancora con l´Arpac: «Ha stabilizzato 247 dipendenti, non so come». Un dubbio che trova un´eco nella interrogazione di Pietro Diodato (An) a Bassolino e nelle voci di una indagine della Finanza. L´Arpac replica: «I tre consulenti sono autorevoli docenti: Volpicelli, l´Amra di Gasparini, De Martinis. Per stile, niente polemiche con la Regione», è la linea del direttore generale Luciano Capobianco.
I rifiuti speciali sono 4 milioni di tonnellate, 190 mila tossici. Un allarme dopo l´altro: le omesse bonifiche. La Procura ne conta almeno 40. Siti sequestrati e non sanati, dopo i cento arresti delle inchieste dei pm Giovanni Conzo, Raffaele Falcone, Cristina Ribera e Alessandro Milita, pool guidato da Franco Roberti. Ma questo è un altro delicato filone di una galassia: la Campania dei veleni liberi.


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Ultimo aggiornamento ( sabato 04 aprile 2009 )
 
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