(L'immenso mortale forno di Acerra è acceso invece l'utile, umile ma risolutivo impianto di S. Tammaro non lavora....)
http://www.retecivicanapoli.org/elgg/retecivica/weblog/1786.html
Strabica efficienza senza convenienza
....Se vi trovate a parlare con una persona entusiasta dell’efficienza con cui è stato costruito e messo in funzione l’inceneritore di Acerra, provate a farle questa semplicissima domanda: perché ad Acerra tutto avrebbe funzionato mentre a S. Tammaro, ove da più di un anno è stato completato un impianto di compostaggio, non si inaugura un bel niente?
STRABICA EFFICIENZA SENZA CONVENIENZA
Se vi trovate a parlare con una persona entusiasta dell’efficienza con cui è stato costruito e messo in funzione l’inceneritore di Acerra, provate a farle questa semplicissima domanda: perché ad Acerra tutto avrebbe funzionato mentre a S. Tammaro, ove da più di un anno è stato completato un impianto di compostaggio, non si inaugura un bel niente? Basta riflettere su questa domanda, e rispondersi onestamente, per capire e spiegarsi l’essenza del problema dei rifiuti in Campania. Da quando a Caserta è partita la raccolta differenziata, tutti separiamo l’umido. Tra le varie tipologie di rifiuti, forse l’umido è, col vetro, quello che più facilmente è stato compreso e viene separato abbastanza diligentemente, senza equivoci e troppi errori. Si raccoglie, cioè, dell’ottimo umido. Andrà a finire buttato nell’inceneritore? Se si, perché allora separarlo? Se no, dove e a che prezzo lo trasferiamo? E soprattutto perché, come detto, l’impianto di compostaggio di S. Tammaro, della capacità di 30.000 tonnellate l’anno, non viene inaugurato e fatto funzionare? E’ evidente che l’efficienza non c’entra, a meno che non soffra di strabismo. In realtà ci sono scelte ben precise, che riguardano la tecnologia da adottare, i conseguenti appalti da gestire, insomma il business dei rifiuti. Business che sarà anche diverso da quello operato dalla camorra, ma comunque estraneo all’ottimizzazione del servizio da compiere per il bene comune, in termini di costi, salvaguardia ambientale, partecipazione e coinvolgimento degli utenti. A parte il fatto che i problemi reali sono ben lungi dall’essere risolti. Infatti, la maggior parte dei danni sono causati dai rifiuti industriali spalmati nelle nostre campagne. Quelli sì che sono pericolosi perchè provocano gravi malattie e malformazioni fetali, oltre che distruggere un’intera economia agro industriale. Su questo fronte non si è fatto assolutamente nulla e, dalle informazioni attinte presso Legambiente, stiamo peggio di prima. A tal genere di rifiuti, ora, si aggiungeranno le ceneri della combustione che dovranno trovare adeguata sistemazione. All’inaugurazione ad Acerra, questo problema è stato completamente ignorato. Non faceva bon ton nominare le ceneri. Per non parlare dei rilasci in atmosfera che, secondo Berlusconi, equivarrebbero allo scarico “di tre automobili”. Di fronte a questa nuova bufala, è necessario approfondire un attimo l’argomento. Ciò che brucia nell’inceneritore (plastica, legno, carta ecc..) sono rifiuti organici composti essenzialmente da Carbonio e Idrogeno. In peso, possiamo ritenere che è quasi tutto Carbonio, dal momento che l’atomo di Idrogeno è dodici volte più piccolo. Ogni atomo di Carbonio, nella combustione, si lega a due di Ossigeno e quindi si forma una molecola che pesa oltre tre volte in più (l’Ossigeno è un po’ più grande del Carbonio). Allora, con un’alimentazione di migliaia di tonnellate al giorno (2000 a pieno regime) di rifiuti, i camini scaricheranno migliaia di tonnellate al giorno di anidride carbonica nell’atmosfera (non è possibile fare altrimenti). Altro che tre automobili, ciascuna delle quali scarica, a seconda della cilindrata, da 100 a 200 grammi di CO2 per chilometro! Va da sé che tutta l’anidride carbonica emessa la pagheremo a caro prezzo relativamente ai trattati internazionali riguardanti i gas climalteranti. E tali costi graveranno sulla bolletta insieme a quelli del famoso CIP6 (che incentiva l’energia elettrica prodotta dai rifiuti come se fosse proveniente da fonte rinnovabile) per cui poi, con tutte queste maggiorazioni, la bolletta sale e ci verranno a raccontare che l’energia elettrica in Italia costa troppo perché non abbiamo centrali nucleari. E il cerchio della disinformazione si chiude. Ci sono, infine, gli innumerevoli composti che si formano con la combustione. Ci dicono che nel fumo della sigaretta se ne formino all’incirca diecimila. Le lunghe ciminiere di Acerra saranno almeno paragonabili ad una sigaretta, se non altro perché vi si brucia molto di più del tabacco, producendo tantissimi gas di scarico.E qui entrano in gioco “i limiti di legge”. La legge prevede che lo scarico di un inceneritore debba contenere meno di 100 picogrammi al metro cubo di diossina. Perciò, per motivi economici, un qualunque laboratorio di analisi tarerà i suoi strumenti per cercare diossine a partire da 40 – 50 picogrammi/mc in su. E quindi, se nei fumi se ne trovano realmente, ad esempio, 39, lo strumento segnalerà che la diossina non è misurabile. Di qui la favola che l’inceneritore moderno non emette diossina; c’è cascato (a voler essere buoni) anche Veronesi. Ma dire che la diossina non è misurabile, non significa affermare che nella realtà essa è zero! Questa è una ulteriore bufala, perché i 39 picogrammi per ogni metro cubo di fumo oltre al fatto di esistere, vanno moltiplicati per il numero di metri cubi emessi. E se l’inceneritore è come quello di Acerra, cioè il più grande d’Europa, la quantità di diossina che ricade sul suolo è preoccupantemente elevata. Eppure la sua concentrazione in ogni metro cubo di fumo è all’interno dei limiti di legge: il guaio è che di metri cubi di fumi ce ne sono troppi. Il WWF precisa che si tratta di 11,5 milioni di metri cubi al giorno. A ciò si aggiunga il fatto che essa, come è noto, si concentra nei sistemi biologici e in particolare nella sostanza grassa, compreso il latte materno. Il settimanale “L’Espresso”, nel suo numero del 2 aprile, pubblica a pag 42 un articolo lungo ben sei pagine intitolato “Gas tossici in Val Padana” in cui, tra l’altro, dice “Progetto Kyoto Lombardia… arriva a conclusioni così imbarazzanti sul dissesto ambientale in atto da aver indotto la Regione a consigliare l’autore – la Fondazione Lombardia per l’Ambiente – a tenere un basso profilo nel diffondere i contenuti”. Contenuti che sostanzialmente evidenziano che i malati di smog lombardo perderebbero 36 mesi di aspettativa di vita. Tra le contromisure elencate nel decalogo ivi riportato, è suggerita la rinunzia alla combustione dei rifiuti. Gli estimatori delle vecchie tecnologie dell’età del fuoco, tutte fumo e polveri, piangono lacrime di coccodrillo perché, in Lombardia, già perdono tre anni di vita; ma non sono disposti a rinunciare ai business. Passi per costoro che almeno ci guadagnano dei soldi; viceversa, non si comprendono i giulivi che, da queste parti, ci fanno il tifo perdendoci solamente.
BREVE STORIA DEI “LIMITI DI LEGGE”
La storia dei limiti di legge fissati per gli inceneritori è iniziata alla fine dell’800. E’ ovvio che ogni tipo d’inceneritore realizzato, da allora ad oggi, fosse rispettoso delle norme in vigore al momento della sua progettazione.Ma tutte le normative ambientali, di solito, sono arretrate di almeno una decina d’anni rispetto alle conoscenze scientifiche sull’argomento, perché sono proprio queste che poi producono i cambiamenti. E queste conoscenze sono tutt’altro che definitive.E così, dopo decenni d’uso, solo intorno agli anni 60 ci si è accorti che gli inceneritori emettono gas acidi pericolosi per la salute umana e dei vegetali. Normato e ridotto questo problema, si è scoperto che gli inceneritori emettono anche metalli tossici e cancerogeni che si accumulano nell’ambiente; poi si è scoperto che gli inceneritori erano anche la maggiore fonte di emissioni di diossine (1989).E mentre si cercava, con varia fortuna e costi crescenti, di ridurre le emissioni di metalli e diossine, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), confermava, definitivamente, l’effetto cancerogeno di questi composti per l’uomo (1997).Conseguentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione Europea, riducevano (1998) la quantità di diossine fino ad allora tollerata nella dieta umana.Invece, il limite alle emissioni di diossine negli inceneritori è rimasto 100 picogrammi/mc, stranamente identico a quello fissato prima del riconoscimento dell’effetto cancerogeno.
Legambiente Caserta
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