Le "erre" dimenticate: Fiera del baratto e dell'usato
Scritto da Redazione   
venerd́ 08 aprile 2011

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Il 9 e il 10 aprile Napoli ospiterà la trentesima edizione della Fiera del Baratto e dell'Usato. La sede di Bidonville è sottosopra, perché si trasferisce in fiera. Nonostante il trambusto di sottofondo e il caos del momento, Augusto Lacala riesce a trovare il tempo per una lunga e piacevole chiacchierata, interrotta più volte dai suoi compagni di lavoro che lo richiamano all'ordine...

Augusto Lacala, Bidonville: “L'Usato si è messo in moto. Ambiente e Lavoro, i giovani ci credono"

 

Il Presidente di Bidonville, risponde alle domande di Eco dalle Città raccontando Napoli, la sua città, e parlando di ciò che più gli sta a cuore: la riduzione dei rifiuti, l’attenzione per l’ambiente e il futuro, che possono incontrarsi, ricominciando dal passato

di Elena Donà

giovedì 07 aprile 2011 19:44

Il 9 e il 10 aprile Napoli ospiterà la trentesima edizione della Fiera del Baratto e dell'Usato. La sede di Bidonville è sottosopra, perché si trasferisce in fiera. Nonostante il trambusto di sottofondo e il caos del momento, Augusto Lacala riesce a trovare il tempo per una lunga e piacevole chiacchierata, interrotta più volte dai suoi compagni di lavoro che lo richiamano all'ordine...


Prima di tutto vorrei chiederle che impressioni ha riportato in seguito alla chiusura degli Stati Generali dell'Usato. Ha la sensazione che si possa arrivare ad una svolta significativa per il settore dell'Usato, sia sul piano normativo che dal punto di vista "sindacale", ossia nel senso di una presa di coscienza della categoria contro la polverizzazione che ha caratterizzato il settore fino ad ora?

La cosa più importante è che finalmente - e per la prima volta - tutte le categorie che appartengono alla filiera dell’Usato si siano incontrate, e che l’abbiano fatto con la giusta disponibilità e predisposizione al dialogo. E’ un cambiamento molto significativo, che sento di poter imputare in gran parte al ricambio generazionale che sta vivendo il settore. Anche a causa della crisi economica molti giovani hanno cominciato ad avvicinarsi al mondo dell’Usato, e ne hanno tratto uno spazio lavorativo e creativo molto originale. Sono giovani che credono in quello che fanno, e lo fanno pensando anche all’ambiente e al mondo che vogliono lasciare ai propri figli.
Tutto il resto, la rappresentanza sindacale, il riconoscimento giuridico, arriveranno a ruota. Ormai la macchina si è messa in moto.

All’incontro di Torino era presente anche il Segretariato Generale del Ministero dell’Ambiente. Ritiene che siano state date le risposte che il settore dell’Usato chiedeva?


(Silenzio). Bhe, diciamo che come sempre gli interventi istituzionali sono piuttosto cauti, e così è stato anche nelle giornate di Torino. Ad eccezione di Ilda Curti, questo va detto: il suo intervento è stato eccezionale, perfino dal punto di vista “storiografico”, tanta è la sua preparazione su questi temi. Per quanto riguarda il Ministero, io resto in attesa.

Nel corso del Suo intervento ha accennato ad un argomento particolarmente interessante per il nostro notiziario: la necessità di ridurre i rifiuti da imballaggio a monte della differenziata e del riuso. Secondo Lei perché il Ministero dell'Ambiente non cerca concretamente di scoraggiare la tendenza all'imballaggio gigante monouso con una tassazione più mirata sul packaging? E’ il solito vecchio problema di lobby?


Si è risposta da sola. E’ chiaro che quando si va a modificare un sistema economico industriale si turbano equilibri importanti e non si può improvvisare, ci vuole cautela. Ma la cautela non dovrebbe impedire di portare a termine provvedimenti giusti e lungimiranti. Prendiamo il caso dei sacchetti: fatta la legge, trovato l’inganno. Da un lato si fa entrare in vigore un bando – a mio parere giusto – che attira il consenso degli ambientalisti e premia l’ecosostenibilità. Poi però si trova il modo di non renderlo effettivo, aggiungendo questa clausola dell’esaurimento scorte, che di fatto ne annulla gli effetti. E’ chiaro che così un commerciante potrebbe andare avanti anche dieci anni sostenendo che i sacchetti che distribuisce sono ancora quelli acquistati nel 2009. Basta acquistarli in nero, e mi creda non è difficile, soprattutto ora che i produttori si trovano i magazzini colmi di buste di plastica invendibili, che oltretutto dovrebbero pure pagare per smaltire, visto che ormai sono inservibili.

Nella decennale emergenza rifiuti che vive la città di Napoli, che cosa è stato fatto concretamente nella Sua città per incoraggiare la riduzione dei rifiuti in partenza?


Dai cittadini molto. E’ ai piani alti che le cose non funzionano. A Napoli abbiamo cominciato 15 anni fa con la raccolta differenziata quartiere per quartiere, durante un periodo di grande vitalità per la nostra città, il cosiddetto “Rinascimento Napoletano”. Pensi che solo al primo tentativo la raccolta differenziata arrivò immediatamente al 29%, e questo soprattutto grazie ai volontari, che lavorarono per 40 giorni di fila, picchettando per avere le campane per i rifiuti. Fu un momento bellissimo, c’era un’energia incredibile. Poi arrivò la Camorra. Che in realtà c’era sempre stata, ma la collusione con la politica crebbe sempre di più. Il resto della storia lo conosciamo. Da lì in poi tutto è stato un perenne ricatto. La camorra è un cancro, che a volte si fa sentire e altre volte no, ma sta sempre lì. I napoletani sono stufi marci dell’immagine che diamo al mondo. Napoli non è solo questo: il quartiere di Bagnoli ha il 67% di raccolta differenziata, a Pozzuoli, nel complesso di condomini dove vivo io, ci automultiamo per gli errori di conferimento, di esempi potremmo farne ancora a valanghe. A Napoli la gente è più che pronta per adottare stili di vita improntati alla riduzione dei rifiuti, perché in questi rifiuti stiamo soffocando. Bisogna sconfiggere il cancro, però.

L'associazione Bidonville è operativa dal 1994: se dovesse scegliere solo tre fotografie di tutti questi anni di attività, quali momenti sceglierebbe?


Tre momenti… Bhe, andando in ordine cronologico al primo posto direi sicuramente l’entusiasmo dei primi anni, che portò di lì a poco alla nascita della Fiera del Baratto e dell’Usato. Fu come stare dentro ad una fucina pulsante, la nostra sede diventò un punto di incontro per gli universitari. La regola era “porto due e prendo uno”. Ricordo le ragazze in fila che entravano vestite in un modo e uscivano con abiti diversi addosso, i professori che scovavano libri incredibili, i collezionisti di musica… alla fine la richiesta di spazi crebbe talmente tanto che nacque la Fiera, che ancora oggi viene organizzata due volte l’anno, da 15 anni. Poi ci metto l’avventura delle biciclette a noleggio: inaugurammo noi la prima postazione di biciclette a noleggio della città: ora sono 48, una gran bella soddisfazione se penso che tutti ci ridevano dietro. “Ma come? Noleggio a Napoli? Le bici qui le rubano altro che pagare per usarle…”. E invece avevamo ragione noi. La terza fotografia è qualcosa che stiamo vivendo ancora adesso: il boom di emulatori, anche fuori dalla Campania. In continuazione riceviamo segnalazioni da gente che ci dice “Ma lo sapete che vi hanno fregato il nome?”. Ci sono fiere dell’Usato e del Baratto, non so quante altre micro Bidonville… E dire che io un tempo lavoravo nel franchising, dovrei arrabbiarmi. E invece no, siamo solo contenti, perché vuol dire che sempre più persone credono in quello che facciamo. E poi… le imitazioni ce le hanno Dolce&Gabbana, mica Pinco&Pallo, no?

Un’ultima domanda prima di salutarci. Come associazione parteciperete alla prossima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti? Avete già qualche idea?


Parteciperemo senz’altro, e se tutte le date coincideranno come sembra, la Settimana cadrà in concomitanza con la nostra trentunesima edizione delle fiera: quale occasione migliore per fare da cornice al prossimo vertice nazionale dell’Usato?


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