Tanti complici, anche toscani, specialamente fiorentini
Scritto da msirca   
marted́ 29 ottobre 2013

 (i "complici" erano anche qui da noi in Toscana, particolarmente... Erano tutti quegli stolti dei partiti al governo che terrorizzavano le nostre popolazioni paventando scenari napoletani se non gli avessimoi fatto costruire i loro lucrosi inceneritori -ndr msirca-)

 

 

....Una città sotto ricatto. Ecco cos'era Napoli nel 2010 mentre soffocava a causa dei miasmi della “monnezza”, ma c'era chi ci lucrava. E non era la criminalità organizzata del Sud, ma un'azienda guidata da un imprenditore veneto. Da quel Nord, che ai tempi dei roghi di rifiuti,metteva sotto processo l'amministrazione Jervolino e il modello campano.

Dal Messaggero veneto
 
Emergenza rifiuti a Napoli Raffica di arresti in Veneto
 
L'INCHIESTA. Il “capo” dell'organizzazione, Gavioli, ha avuto complici anche in due filiali bancarie
 
La Enerambiente aveva pilotato il caos per avere incassi non dovuti
 
 
Di Antonella Benanzato
 
VENEZIA Una città sotto ricatto. Ecco cos'era Napoli nel 2010 mentre soffocava a causa dei miasmi della “monnezza”, ma c'era chi ci lucrava. E non era la criminalità organizzata del Sud, ma un'azienda guidata da un imprenditore veneto. Da quel Nord, che ai tempi dei roghi di rifiuti,metteva sotto processo l'amministrazione Jervolino e il modello campano. Chi ci guadagnava dal disastro partenopeo era, invece, la “Enerambiente Spa”, azienda tutta veneta che dal 2005 al 2010 ha gestito il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani in gran parte della città di Napoli e al cui vertice siedeva Stefano Gavioli, 55enne veneziano residente a Treviso. Il gioco era ben collaudato e ben oliato. La situazione di emergenza rifiuti a Napoli, secondo quanto portato alla luce dal Nucleo tributario di Napoli e dalla Digos, su cui indaga la Procura, era creata ad arte per paralizzare la raccolta di rifiuti in città e costringere Asia, l'azienda municipalizzata locale e il Comune di Napoli ad acconsentire alle pretese economiche di Enerambiente, che invece ha oggi un buco di 50 milioni di euro. ACCUSE PESANTI. Le ipotesi di reato sono pesanti: si va dall'associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, al falso in bilancio, al ricorso abusivo al credito, corruzione, estorsione e riciclaggio. La Procura partenopea ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare ( 9 in carcere e 7 ai domiciliari) nei confronti anche di imprenditori, professionisti e un sindacalista. Undici degli arrestati sono veneti: Stefano Gavioli (Ve) patron di Enerambiente, Paolo Bellamio (Pd) commercialista, l'avvocato Giancarlo Tonetto (Ve), il commercialista Enrico Prandin (Ro), Giorgio Zabeo (Ve), Giovanni Faggiano (Br), Stefania Vio (Ve), Loris Zerbin (Ve), Giuseppina Totaro (Na), Vittorio D'Albero (Na), Giovanni Alfieri (Na), il banchiere Alessandro Arzenton (Pd), i banchieri Mario Zavagno (Ve) e Manuela Furlan (Ve). Maria Chiara Gavioli (Pd), sorella di Stefano, è invece agli arresti domiciliari. Da quanto è emerso dalle indagini,la protesta degli addetti che provocò l'ammassarsi di rifiuti in città sarebbe stata alimentata artatamente per esercitare una pressione nei confronti degli amministratori da parte di Enerambiente e obbligarli all'acquisto di automezzi a prezzi esorbitanti.
LA STRANA GARA. Tornando al 2010, epoca in cui a Napoli si scatenarono i disordini, venne bandita la gara d'appalto per la raccolta dei rifiuti in città che fu suddivisa in 5 lotti. Enerambiente non potè partecipare perché la Procura di Venezia emise un'interdittiva antimafia. Tuttavia, le società che si erano aggiudicate gli altri lotti non riuscirono ad avviare il servizio a causa del rifiuto di molte compagnie di assicurare i mezzi per la raccolta, continuamente fermati e bruciati nell'ambito delle proteste. La municipalizzata Asia dovette ricorrere ancora ad Enerambiente richiedendo una proroga del servizio per un mese. A quel punto l'azienda veneziana pone due condizioni: la mancata richiesta delle penali contestate da Asia per un ammontare di 900 mila euro e il pagamento dei canoni entro i termini. L'azienda veneziana ha il coltello dalla parte del manico, e in un incontro in municipio Gavioli non sente ragioni: dice che Enerambiente ha già ceduto i mezzi per la raccolta a un imprenditore tedesco, Adolf Lutz, e che questi li aveva a sua volta venduti ad un'impresa del Niger. Il rappresentante di Asia, è scritto nell'ordinanza, «comprese che senza l'accettazione di Enerambiente si sarebbe giunti alla pressoché totale interruzione del servizio di raccolta dei rifiuti nelle aree più sensibili della città. I rappresentanti del Comune intervennero per sollecitare le parti a raggiungere assolutamente l'intesa». COMPLICI. Gavioli controlla il business da Venezia, dove malgrado Enerambiente sia sull'orlo del fallimento, intasca denaro che nasconde grazie alla complicità di tre funzionari della Banca del Veneziano-Bcc che avvallano anni di false fatturazioni e operazioni impossibili. Da quanto si apprende la Bcc potrebbe anche costituirsi parte civile contro i funzionari infedeli, i due direttori di filiale Mario Zavagno e Manuela Furlan accusati di avere favorito Gavioli nei suoi affari.
Commenti
sono ancora complici
scritto da msirca, ottobre 29, 2013

sono tuttori con i cordoni del sacco in mano... delinquenti sono anche quelli che reggono il sacco, favorendo, alimentando il terreno del malaffare, o no?

C'è perfino l'aggravante della continua mistificazione, di aver accusato per anni i Comitati dei cittadini, di essere loro di fatto "complici" delle varie mafie che lucrano sui cosidetti rifiuti. Quanto fumo negli occhi hanno gettato e continuano a gettare pur di non scegliere politiche virtuose!


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Ultimo aggiornamento ( luned́ 11 novembre 2013 )