Rubbia e il ritorno al nucleare «E’ lungo e costoso, meglio il sole»
Scritto da Redazione   
luned́ 02 marzo 2009
... «Il nucleare così com’è oggi appartiene al passato». Il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia boccia l’accordo italo-francese sulle quattro nuove centrali nella penisola. E lo fa su una precisa analisi costi-benefici...
La Tribuna DOMENICA 1 MARZO 2009
 
Rubbia boccia il ritorno al nucleare «E’ lungo e costoso, meglio il sole» Il Nobel per la fisica: «C’è crisi morale più che economica»
CLAUDIO MALFITANO
 VENEZIA. «Il nucleare così com’è oggi appartiene al passato». Il premio nobel per la fisica Carlo Rubbia boccia l’accordo italo-francese sulle quattro nuove centrali nella penisola. E lo fa su una precisa analisi costi-benefici: «Ci sono tanti problemi: - sottolinea - come le scorie da stoccare, un investimento da miliardi di euro, e il fatto che i tempi di consegna sono fissati tra 15 anni. Mente il problema energetico è oggi». Le speranze per il futuro? «Le fonti rinnovabili, come l’eolico e l’energia geotermica - risponde il fisico friulano - E poi i giovani e l’innovazione. Per puntare tutto sulla ricerca». Una ricerca come quella che gli studiosi padovani del consorzio Rfx (età media intorno ai 40 anni) stanno conducendo sulla centrale a fusione: un modo per creare energia dal nucleare pulito e sicuro. «Sono tante le ricerche che possono essere fatte e non si fanno - sottolinea Rubbia - Il campo energetico è fondamentale per lo sviluppo del pianeta. Servono fondi per aiutare questi ricercatori. Oggi l’Italia investe meno dell’1% del Pil nell’innovazione. Altri paesi, come l’Inghilterra, la Francia, la Germania e la Spagna arrivano al 3-4%. C’è il rischio che si crei un’Europa a due velocità, non solo per l’economia ma anche per la ricerca. E i paesi che fanno più investimenti non accetteranno di prendere a carico tutti gli altri».
 Premio Nobel per la fisica nel 1984, Rubbia ha inaugurato ieri a Venezia il 197esimo anno accademico dell’Ateneo veneto, con una prolusione sul tema «Quale scienza per il futuro?». E nel futuro del paese, lo scienziato che ha inventato un reattore nucleare più sicuro e che poi è andato in Spagna per realizzare i primi esperimenti di solare termico, non vede certo le quattro centrali promesse dalla Francia a Berlusconi: «Guarderei al nucleare con molta circospezione - spiega - E poi quattro centrali non bastano: in Francia ce ne sono 60. Dovremmo farne almeno altrettante. Quelle di terza generazione? E’ solo cosmetica di quelle che ci sono già». E, alla fine, sull’accordo con Sarkozy preferisce non pronunciarsi: «E’ un normale accordo tra paesi: non m’interessa - afferma - Il ritorno al nucleare per l’Italia non sarà certamente affare di un solo governo: andrà avanti per almeno 50 anni».
 Il Belpaese allora su cosa deve puntare per garantirsi uno sviluppo sostenibile e compatibile con l’ambiente? «Prima di tutto bisogna essere chiari sul fatto che non esiste un asso pigliatutto nello sviluppo energetico - sottolinea Carlo Rubbia - Ci sono una serie di risorse. Una può essere il sole, l’energia geotermica. Mi preoccupa il fatto che l’Italia non faccia un vero sforzo per portare avanti le energie rinnovabili». Secondo il fisico friulano un vantaggio, da tutto questo can can sul nucleare, c’è: «Fortunatamente la gente ha cominciato a capire che il petrolio, gas e carbone non sono per sempre. E c’è più coscienza del danno ambientale di queste fonti - osserva lo scienziato - Il problema della scelta energetica perciò non può più essere affrontato da una minoranza di cittadini. Serve una scelta comune, maturata nella società».
 E per il futuro Carlo Rubbia ha una sola parola d’ordine: innovazione. «Quella che stiamo attraversando non è solo una crisi economica, è una crisi morale. Porterà a una presa di coscienza sull’innovazione, a un cambio radicale del sistema - avverte - Copiare il passato non è più sufficiente: dobbiamo inventare nuove cose per rispondere al presente». Il futuro passa quindi per la ricerca dei giovani, anche dal punto di vista economico: «Se non possiamo battere la Cina sul piano del costo del lavoro, dobbiamo farlo sull’innovazione».
 Oggi quindi non si può che guardare alla rivoluzione a stelle e strisce dell’America di Obama: «Ha chiamato Steven Chu, premio nobel per la fisica nel 1997, come segretario di stato all’energia. Dimostrando che le grandi conoscenze scientifiche possono essere messe al servizio di un grande paese. E’ qualcosa di straordinario, cui bisogna guardare con attenzione». Investire nella ricerca è un modo, conclude il fisico premio nobel, per uscire dalla crisi: «Vedrete che alla fine l’energia sarà la strada del futuro per creare nuovi posti di lavoro».
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