Sorella Acqua |
Scritto da bolina | |
luned́ 09 novembre 2009 | |
FIRMA L'APPELLO
...E così il Senato vota la privatizzazione dell’acqua, bene supremo oggi
...Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie perché
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Commenti
Riprendiamoci l'acqua e la democrazia
scritto da msirca, novembre 22, 2009 RIPRENDIAMOCI L'ACQUA E LA DEMOCRAZIA Avevano studiato tutto per bene. La privatizzazione dell'acqua inserita in un decreto legge che nulla aveva a che fare con la stessa, il provvedimento tenuto sotto silenzio, le veline dei grandi mass media amici dei poteri forti e il consueto immobilismo delle opposizioni parlamentari. Ma improvvisamente il giocattolo si è rotto : diverse migliaia di email hanno inceppato i computer di deputati e senatori, oltre cinquantamila firme raccolte in pochi giorni sono state consegnate alla Presidenza della Camera, un presidio numeroso e colorato ha inondato Montecitorio e diverse decine di iniziative sono state organizzate in tutti i territori del Paese. E la campagna "Salva l'Acqua" promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha fatto precipitare il loro castello di carte : tutti hanno dovuto prendere atto della gravità della norma che si andava approvando e hanno dovuto prendere posizione (e perfino le opposizioni sono uscite dal letargo). Sintomatica "La Repubblica", costretta a passare dall'incredibile editoriale di Giannini del 9 novembre scorso ("La riforma dei servizi pubblici locali è l'unica cosa buona fatta dal Governo") a quello di Rumiz di ieri ( "Con l'art. 15 siamo costretti a rinunciare ad un pezzo della nostra sovranità"). Ed eccoli, Governo e Presidente del Consiglio "migliore degli ultimi 150 anni" costretti a chiedere la fiducia, perchè consapevoli di non averla; costretti a chiudere le finestre del Palazzo per non ascoltare la società che preme di fuori. Hanno deciso di consegnare l'acqua ai privati e alle multinazionali, hanno consapevolmente ignorato una legge d'iniziativa popolare, firmata da oltre 400.000 cittadini, che giace nei loro cassetti dal luglio 2007, hanno ascoltato le sirene di Confindustria, ignorando la forte sensibilità sociale e la diffusa consapevolezza popolare sull'acqua come bene comune e diritto umano universale. Ma la battaglia per l'acqua pubblica è appena cominciata e chi usa la forza e l'arroganza sa che non può far altro che rendere evidente la propria mediocre debolezza. Chiederemo a tutte le Regioni di seguire l'esempio della Puglia e di impugnare per incostituzionalità la nuova legge. Promuoveremo in tutti i Comuni delibere d'iniziativa popolare per inserire negli Statuti il principio dell'acqua bene comune e diritto umano universale e la definizione del servizio idrico come "privo di rilevanza economica", sottraendolo così alla legislazione nazionale (diverse decine lo hanno già fatto, tra gli altri Caserta, Napoli, Venezia e Ferrara). Chiederemo ai 64 ATO, oggi affidati a SpA a totale capitale pubblico e dunque a rischio di finire nelle mani dei privati, di scegliere la loro trasformazione in enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali, così come si appresta a fare l'Acquedotto Pugliese, il più grande d'Europa. E chiameremo tutte e tutti ad una grande manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell'acqua e la difesa dei beni comuni per sabato 20 marzo, in occasione della giornata mondiale dell'acqua e ad una settimana dalle elezioni regionali. E se la discussione che promuoveremo, ampia diffusa e partecipata com' è sempre stata nelle pratiche del movimento per l'acqua, la riterrà opportuna, valuteremo l'ipotesi di indire un referendum. Perchè si scrive acqua, ma si legge democrazia. E non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare né all'una nè all'altra. Marco Bersani attac italia ricevo e inoltro un'altra riflessione "Ripartiamo dalla Commissione Rodotà"
scritto da msirca, novembre 24, 2009 Ricordate che ci saranno le elezioni regionali e chiedetetevi se esiste ancora il voto utile e se volete darlo ai privatizzatori di sinistra o centro sinistra o centro a sinistra della destra. Bè avete capito che parlo del PD. Se siete di destra.. bè, non avete certo bisogno di consigli mancando: o una coscienza civica, in realtà smarrita anche a sinistra centro sininistra ecc..., o avendone una anche troppo ferreamente orientata dai privati interessi. In questo secondo caso ricordo che la parola "idiota" significa secondo la corretta etimologia "persona detita al proprio", nel senso di interesse privato, (quindi il tiolo lo intendo e lo attribuisco come puramente discrittivo e svincolato dall'uso valoriale corrente. Per chi avesse dubbi sul significato vedere la disquisizione in materia di Bertrand Russel ne "la saggezza dell' occidente") Saluti g. attac Il decreto Ronchi L'ultimo grande saccheggio del patrimonio pubblico e dei beni comuni Invito a costituire un comitato "Beni comuni" per la raccolta delle 500.000 firme necessarie per porre il quesito referendario Alberto Lucarelli Il 18 novembre, mentre alla Camera dei Deputati si approvava, con l'ignobile ricorso alla fiducia, il decreto Ronchi, che all'art. 15 avvia un processo di dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture, ovvero un percorso di smantellamento del ruolo del soggetto pubblico che non sembra avere eguali in Europa; nella Sala Nassirya di Palazzo Madama, Stefano Rodotà, presidente della Commissione per la riforma dei beni pubblici, presentava alla stampa il disegno di legge delega di riforma della disciplina codicistica dei beni comuni. Potrei ancora aggiungere che la settimana precedente il Presidente della Regione Puglia Niki Vendola aveva nominato una commissione di studio con l'incarico di redigere un disegno di legge regionale per trasformare l'Acquedotto pugliese s.p.a. in ente pubblico regionale, affidandogli la gestione delle reti e del servizio idrico integrato. Segnali contrastanti dunque e segnali di resistenza verso un governo che proseguendo nell'attività dei precedenti esecutivi, anche di centro-sinistra, ha in mente un progetto rozzo, ma chiaro: la svendita del patrimonio pubblico, la volontà di fare affari attraverso lo sfruttamento dei beni comuni, ovvero quei beni di appartenenza collettiva, tra i quali ovviamente spicca l'acqua. L'ultimo grande bottino, l'ultimo grande saccheggio. Cosa resterà da vendere dopo il saccheggio dei beni comuni, se non le proprie coscienze? Mentre il testo della Commissione Rodotà finalmente inizia il suo percorso legislativo, pur fra mille ostacoli e trabocchetti, con il chiaro e trasparente obiettivo di valorizzare le ricchezze pubbliche essenziali quali le risorse naturali, l'acqua, le grandi infrastrutture, i beni funzionali all'erogazione del welfare e la proprietà pubblica immateriale, il decreto Ronchi diventa legge collocando tutti i servizi pubblici essenziali locali sul mercato, sottoponendoli alle regole della concorrenza e del profitto, espropriando il soggetto pubblico e quindi i cittadini dei propri beni faticosamente realizzati negli anni sulla base della fiscalità generale. Mentre Vendola, guardandosi intorno, ha visto come negli ultimi anni le gestioni private dell'acqua avessero determinato un aumento delle bollette del 61% ed una riduzione drastica degli investimenti per la modernizzazione degli acquedotti, della rete fognaria, degli impianti di depurazione, il governo e la sua maggioranza di peones approva una legge che, imponendo la svendita forzata del patrimonio pubblico e l'ingresso dei privati, alimenterà anche sacche di malaffare e fenomeni malavitosi facilmente riconducibili alla camorra, alla ndrangheta, alla mafia. La malavita già da tempo ha compreso il grande business dei sevizi pubblici locali, si pensi alla gestione dei rifiuti, e la grande possibilità di gestirli in regime di monopolio. La criminalità organizzata dispone di liquidità che come è noto ambiscono ad essere "ripulite" attraverso attività d'impresa. Per chi conquisterà fette di mercato, l'affare è garantito. Infatti, trattandosi di monopoli naturali, l'esito della legge sarà quello di passare da monopoli-oligopoli pubblici a monopoli-oligopoli privati, assoggettando il servizio non più alle clausole di certezza dei servizi delineati dall'Unione Europea, ma alla copertura dei costi ed al raggiungimento del massimo dei profitti nel minor tempo possibile. Le due grandi multinazionali Suez e Veolia sono pronte al grande ultimo assalto, si "leccano già i baffi", ma anche per le utility di derivazione comunale oggi quotate a piazza Affari, il decreto Ronchi potrà rappresentare a danno dei cittadini, ma io aggiungerei dell'ambiente, della salute e non da ultimo dell'occupazione, una grande occasione da non perdere. Francamente, viene da sorridere quando si leggono alcune affermazioni di c.d. "tecnici terzisti" , quali quelle espresse da Roberto Passino, attuale Presidente del Co.vi.ri. (commissione per la vigilanza delle risorse idriche) il quale, in merito all'acqua, al Sole 24 ore di giovedì 19 novembre, ha dichiarato che poca conta se il gestore sia una spa controllata dal pubblico o dal privato, conta che tutte le leggi confermino da anni l'acqua come bene pubblico, che gli impianti idrici sono tutti di proprietà pubblica, che l'organismo di controllo è pubblico e che la formazione delle tariffe è in mano pubbliche. O chi parla vive sulla Luna, o le sue frasi sono impregnate di ipocrisia.. Anche studenti del primo anno di economia sanno bene che tra proprietà formale del bene e delle infrastrutture e gestione effettiva del servizio vi è una tale asimmetria d'informazioni, al punto da far parlare di proprietà formale e proprietà sostanziale, ovvero il proprietario reale è colui che gestisce il bene ed eroga il servizio. Sappiamo bene qual'e la debolezza dei controlli e la loro pressocchè inesistenza ad incidere sulla governance della società, sappiamo bene quanto è debole e ricattabile politicamente, e non solo, tutta la dimensione tecnocratica delle autorità di regolazione. Ma soprattutto sappiamo bene che il governo e il controllo pubblico diventano pressocché nulli nel momento in cui ci si trova dinanzi a forme giuridiche societarie di diritto privato, regolate dal diritto commerciale. Si abbandonino dunque una volta per tutte queste ipocrisie che ruotano intorno alle false dicotomie pubblico-privato, proprietà-gestione e si affermi una volta per tutte che un bene è pubblico se è gestito da un soggetto pubblico nell'interesse esclusivo della collettività, e che gli eventuali utili devono essere rinvestiti nel servizio pubblico o eventualmente in altre attività dal forte impatto sociale, ricadenti nel territorio. E allora diciamolo chiaramente le false liberalizzazioni determineranno una crescita dei prezzi delle commodities e dei beni e servizi annessi, così come un aumento dei prezzi finali dei servizi di pubblica utilità. Si configurerà un governo iniquo dei servizi pubblici essenziali, che inibirà la sua fruizione proprio a quella parte dei cittadini che ne avrebbe più bisogno. Una legge che colpisce al cuore dunque la nostra Costituzione ed in particolare i principi di eguaglianza e solidarietà. E allora diciamolo senza falsi pudori, questa legge, attraverso la svendita di proprietà pubbliche, serve al governo "per far cassa", serve al governo per compensare i comuni dei tagli di risorse delineati in finanziaria. È veramente triste pensare che i grandi principi ispiratori della nostra Carta costituzionale, che avevano negli anni posto le basi e legittimato il governo pubblico dell'economia, secondo una logica ed una prospettiva di tutela effettiva dei diritti fondamentali, finiscano mortificati da parte di un manipolo di pseudo-politici che per far cassa e per favorire qualche gruppo industriale straniero ed italiano gioca a fare il liberista, introducendo al contrario posizioni di rendita che saranno poi molto difficili da sradicare. Si riparta dunque dalla commissione Rodotà dal suo preciso obiettivo di governare i beni pubblici e i beni comuni nell'interesse dei diritti fondamentali della persona e soprattutto nel rispetto dei principi costituzionali. Parta subito la raccolta di firme per un referendum abrogativo di tale saccheggio, di tale progetto delinquenziale, partano subito tutte quelle iniziative che possano portare ad una sentenza di illegittimità costituzionale. Si porti la questione nelle aule del Parlamento Europeo, nella precisa consapevolezza che nenche la Tatcher aveva osato arrivare a tanto, nel disprezzo dello Stato, dei beni comuni, dei diritti dei cittadini. il post qua sopra...
scritto da msirca, novembre 24, 2009 Ho inserito il post qua sopra perchè gli ecodem (Ecologisti democratici, PD) di Siena in un Forum fiorentino "provocano" seriosamente i movimenti attivi sui beni comuni e l'ambiente, stuzzicandoli a preoccuparsi delle cose "per risolverle", si deduce che li preoccupi specialmente il loro personale particolare problema dell'Acqua a Siena. Si dimenticano che in questi anni di battaglie per salvare l'acqua di tutti, l'aria di tutti, la terra di tutti, loro non c'erano, anzi forse erano dall'altre parte, sul fronte di Attila specialmente sui temi della gestione dei materiali post consumo, dell'uso del suolo, etc. e anche in parecchi, della privatizzazione dell'acqua. Seguirà questo comunicato degli ecodem (condivisibile ovviamente nelle linee generali se fosse una preoccupazione estesa a tutte le realtà e praticata coerentemente e non fosse invece una fullimmersion in NIMBY) EcoDem Siena
scritto da msirca, novembre 24, 2009 Ricevo ed inoltro per verificare se queste ideee hanno spazio nel dibattito del FSF che a volte mi pare si chiuda in un parlare a se stessi, senza incidere sulla realtà. Prendetelo come un contributo, senza preconcetti. Associazione ecologisti democratici CIRCOLO DI SIENA COMUNICATO STAMPA LA PREOCCUPAZIONE DEGLI ECODEM PER LE RICADUTE DELLE SCELTE DEL GOVERNO SUL TEMA DELL’ACQUA NELLA NOSTRA PROVINCIA Il tema dell’acqua in provincia di Siena non è certo marginale. Nel Chianti e in Val di Chiana la scarsità d’acqua nel periodo estivo è ormai una costante. In varie zone pessima è la qualità di questo bene essenziale (si pensi a Rapolano) Del resto la stessa città capoluogo è alimentata per l’80% dalle acque del Luco molto calcaree. Fortunatamente il restante 20% arriva dall’Amiata dalla sorgente del Vivo: un’acqua molto dolce questa che mescolata all’altra a Montarioso consente di migliorare leggermente le caratteristiche dell’acqua che beviamo in città. Il progetto di collegamento, in parte già avviato, con l’invaso del Montedoglio (680 milioni di metri cubi, in provincia di Arezzo sul fiume Tevere) con tubature interamente nuove tra il depuratore di Foiano della Chiana e Montarioso, passando da Rapolano. dovrebbe risolvere il problema della qualità dell’acqua e di certe carenze idriche, anche se per il Chianti appare essenziale la creazioni di piccoli invasi, come quello ipotizzato sul torrente Arbia a Castelnuovo Berardenga. In questa situazione gli Ecologisti Democratici si domandano:che succederà con la decisione del governo e del parlamento italiano che di fatto impone agli enti locali di affidare la gestione delle acque interamente in mano dei privati? Chi farà gli investimenti necessari a risolvere i problemi del senese? Continueranno ad investire il pubblico e la Fondazione per poi lasciare a terzi il compito di una gestione fatta seguendo solo i criteri del profitto? Il risultato quale sarà? Che i costi se li sobbarcherà il pubblico e i profitti andranno ai privati? Non ci sembra un buon criterio Non vogliamo fare la difesa acritica degli Enti Pubblici di cui spesso le inefficienze sono sotto gli occhi di tutti, ma ancora una volta il governo da un lato si lancia ogni giorno in proclami di federalismo spinto e poi nella pratica, come già accaduto con la legge per il rilancio del nucleare, fa approvare norme al Parlamento in cui si espropriano Regioni ed enti locali di qualsiasi autonomia. Si arriverà infatti all’assurdo, nell’ottica del federalismo, che le ATO (in sostanza i comuni) non saranno libere di scegliere a quale gestore affidare il servizio di erogazione dell’acqua, ma potranno mettere in gara solo imprese a capitale di maggioranza privato. Ci domandiamo che fine farà quell’Acquedotto Pugliese società interamente pubblica e tra le prime in Italia esempio di efficienza in una regione tra l’altro dove di acqua non ce n’è. E quando la maggioranza azionaria dell’Acquedotto del Fiora diventerà privata, potremo ancora ”indignarci” per un deposito cauzionale? Nella fase poi in cui la Regione Toscana è impegnata nell’elaborazione di un “Patto per l’acqua” che dovrà definire le strategie per il futuro della nostra regione, riteniamo che ben più importante sia un altro problema più generale e squisitamente ambientale. Si dovrebbe infatti finalmente passare dalla ‘gestione della domanda’ alla ‘pianificazione dell'offerta’, cioè superare l'attuale approccio per cui si sommano le richieste idriche (industriali, agricole, civili, spesso ampliate da scriteriate politiche edificative) e poi si cerca disperatamente di soddisfarle. Si dovrebbe invece partire dalla disponibilità idrica, bacino per bacino, e pianificare conseguentemente le attività, dando rilevanza a due aspetti quello del risparmio idrico e della manutenzione delle reti (perdite del 35 - 40% in provincia di Siena) Ma anche rispetto a questo orientamento temiamo che la privatizzazione non potrà offrire alcuna garanzia, anzi quasi certamente aggraverà il problema. Umberto Trezzi Coordinatore Provinciale Ecologisti Democratici Siena 21 novembre 2009 |
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Ultimo aggiornamento ( marted́ 24 novembre 2009 ) |