Incrociare le dita e pregare di non ammalarsi.... |
Scritto da Claudio | |
mercoledì 14 marzo 2007 | |
Comunicato Stampa
ISDE, Associazione Medici per l'Ambiente – Unaltracittà/Unaltromondo Per Roberto Gori "non esiste una definizione precisa per le polveri ultrafini (quelle sotto 0,1 micron) ma quello che più conta è che non c'è un sistema codificato di prelievo e di misura e ci si muove ancora nel campo sperimentale", mentre Eva Buiatti ha spiegato "come i dati epidemiologici a disposizione siano pochi e spesso contrastanti tra loro, anche perché è quasi impossibile separare le polveri ultrafini dalle altre". Tutti tranquilli dunque, per Arpat e Ars le polveri ultrafini sono sostanze che non si riescono a misurare e quindi per adesso la loro pericolosità non è dimostrabile. Ignorando così di fatto i tanti lavori scientifici prodotti in questi anni, proprio sulla pericolosità delle polveri ultrafini che, date le dimensioni, penetrano fin negli alveoli polmonari e nel torrente circolatorio, provocando così non solo rischi a livello respiratorio, ma anche ischemie a livello cardiovascolare o cerebrale. ISDE e Unaltracittà/Unaltromondo denunciano questo approccio superficiale ricordando che dalle numerose ricerche effettuate sulle nanoparticelle (un lungo elenco è alla pagina http://www.nanodiagnostics.it/Articoli.aspx) emergono quattro concetti fondamentali ineludibili quando si dibatte sull'opportunità o meno di costruire nuovi inceneritori: 1. Qualsiasi sorgente ad alta temperatura provoca la formazione di particolato. 2. Più elevata è la temperatura, minore è la dimensione delle particelle prodotte. 3. Più la particella è piccola, più questa è capace di penetrare nei tessuti. 4. Non esistono meccanismi biologici od artificiali conosciuti capaci di eliminare il particolato una volta che questo sia stato sequestrato da un organo o un tessuto. Persistere con la volontà politica di costruire nuovi inceneritori e ampliare gli esistenti, espone quindi le popolazioni interessate a pesanti, intollerabili, ingiustificate ripercussioni sanitarie, a prescindere dalle improbabili mitigazioni prospettate e in presenza di alternative più che percorribili per una corretta gestione dei rifiuti. Info: dott. Gianluca Garetti 388/6163784 Commenti |