Dal Comitato per la chiusure dell'inceneritore di Montale
Scritto da Redazione   
sabato 16 gennaio 2010
Comitato per la CHIUSURA 

dell’ INCENERITORE di MONTALE

Da un recente articolo comparso su  La Nazione del 10 gennaio 2010,  abbiamo  appreso che stanno per essere resi noti i risultati definitivi della  Commissione d'Inchiesta Regionale sul ciclo dei rifiuti urbani, ma da  quanto  si legge, una cosa è certa: verrà certificata la BOCCIATURA del  sistema toscano di gestione dei rifiuti a partire dal non raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata.

Comitato per la CHIUSURA 

dell’ INCENERITORE di MONTALE

Da un recente articolo comparso su  La Nazione del 10 gennaio 2010,  abbiamo  appreso che stanno per essere resi noti i risultati definitivi della  Commissione d'Inchiesta Regionale sul ciclo dei rifiuti urbani, ma da  quanto  si legge, una cosa è certa: verrà certificata la BOCCIATURA del  sistema toscano di gestione dei rifiuti a partire dal non raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata. Un fallimento che  colloca  la nostra  regione  non certo fra le esperienze più virtuose in Italia e in Europa   ed  espone i  cittadini a costi economici più elevati (l'Ecotassa, cioè la  maggiorazione  del 20% delle tariffe) ma, soprattutto a costi sanitari imposti alle popolazione che dovranno subire gli effetti  dannosi  degli  inceneritori / termocancrovalorizzatori.  Appare oramai evidente che mentre la Regione declama obiettivi di  riduzione dei rifiuti al 15% e obiettivi di raccolte differenziate al 55%, livelli  assolutamente raggiungibili, e infatti raggiunti in tante realtà  nazionali  ed europee, di fatto si continuano a sostenere aziende come il CIS S.p.a. che non mostrano alcun impegno verso le raccolte differenziate e  che,  oltretutto presentano da anni bilanci in costante e clamorosa  perdita, tanto  che se non si trattasse di "imprese pubbliche" con debiti garantiti  dalla  collettività, sarebbe già stato costretto a dichiarare fallimento. E' chiaro che in una situazione in cui i gestori dei servizi di  raccolta e   trattamento dei rifiuti non hanno la minima capacità e interesse ad  organizzare raccolte differenziate porta a porta serie ed efficaci  ed  hanno  invece tutto l'interesse a farle fallire per prospettare a fronte di  questi  fallimenti pilotati la necessità degli inceneritori come unica  soluzione   per  trattare i rifiuti, anche le situazioni più drammatiche di  inquinamento e di provata contaminazione trovano difficile ascolto e soluzione. Da questo punto di vista se la situazione Toscana è drammatica,  quella di Montale è drammaticamente tragica.  E' storia oramai nota che a seguito della campagna di prelievi su Matrici  alimentari effettuata dalla ASL 3 di Pistoia , allo scopo di   verificare gli  effetti sulla catena alimentare delle ricadute di inquinanti  dall'inceneritore di Montale, sono state trovate alte concentrazioni  di  diossine con addirittura il superamento dei limiti previsti dalla  ComunitàEuropea e recepiti dalla legge italiana, in particolare nelle carni  di  pollo, ma anche in altri alimenti, come si evince dalla "Relazione   sintetica  sui risultati dell'indagine Ambientale e Sanitaria tramite Piano di  Campionamento nelle aree poste in prossimità dell'impianto CIS di  Montale"  redatta dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni  Lazio e  Toscana. E' noto anche che a fronte di queste certezze la ASL non ha proposto  ai  Sindaci dei tre Comuni (Agliana, Monntale e Quarrata) di emettere le   Ordinanze di divieto alla produzione, al consumo e alla  commercializzazione  dei prodotti animali e vegetali provenienti dalle aree di ricaduta  dell'impianto di incenerimento, come previsto dal Decreto Legislativo 16 marzo 2006 n° 158 in particolare agli articoli 22, 23 e 25.A fronte di questi fatti e considerazioni siamo a richiedere ai  Sindaci    interessati,  quanto segue:

1) per quale motivo non sono state richieste alla ASL le motivazioni  tecniche per cui a fronte di livelli di contaminazione dei cibi così  elevati, questa non ha ritenuto di dover proporre, per la quota parte  di  territorio soggetta alla ricaduta dell'impianto di incenerimento di  Montale,  come definita dalla modellistica di ricaduta validata dall' ARPAT   Regionale,  le ordinanze per impedire la produzione, l'autoconsumo e la  commercializzazione  dei prodotti contaminati, così come previsto dal Decreto   Legislativo 16 marzo 2006 n° 158 in particolare agli articoli 22, 23  e 25; 

2. Se in una situazione di gestione del servizio rifiuti così   fallimentare come quella del CIS dove oltre ad aver mancato  clamorosamente  gli obiettivi regionali e nazionali di Raccolta differenziata èstato  accumulato un deficit di bilancio che è in costante crescita  che ricadrà sulle tasche dei cittadini che già dovranno farsi carico  della  penale del 20% (Ecotassa), i Sindaci  di Montale, Agliana, Quarrata  non pensino che sia ormai giunta  l'ora  di  ricorrere a una nuova gestione soggetta a un controllo esterno indipendente ?

3. Chiediamo inoltre ai Sindaci  dei comuni interessati   di richiedere alla ASL l'avvio di  controlli e indagini da effettuarsi secondo i criteri previsti dalle  norme,   al fine di verificare l'entità e l'estensione della contaminazione  dei  terreni e degli alimenti (sia animali che vegetali) da diossine e da  eventuali ed ulteriori microinquinanti, al fine di poter predisporre  le  necessarie ed urgenti bonifiche. 

4. Ci  chiediamo  infine,  se   non sia   giunta l'ora di sanare  l'anomalia  Toscana legata alla poco virtuosa pratica dell'assimilazione dei  rifiuti   industriali agli urbani, che oltre a "drogare" i dati delle raccolte  differenziate (che comunque non raggiungono ugualmente i livelli percentuali  previsti dalla legge) regala ai cittadini toscani il poco virtuoso  primato  di produzione pro capite dei rifiuti.

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Ultimo aggiornamento ( sabato 16 gennaio 2010 )